Altmuslimah’s Asma Uddin featured in online Italian magazine, Minareti.it

Musulmana americana che ha lottato per trovare la sua identità, Asma Uddin è la fondatrice e direttrice del sito internet americano http://www.altmuslimah.com oltre ad essere un avvocato che lavora per la difesa della libertà religiosa. Minareti.it l’ha incontrata.
Avvocato ed editrice. Asma Uddin, musulmana americana al lavoro per la sua comunità

Musulmana americana che ha lottato per trovare la sua identità, Asma Uddin è la fondatrice e direttrice del sito internet americano http://www.altmuslimah.com oltre ad essere un avvocato che lavora per la difesa della libertà religiosa. Minareti.it l’ha incontrata.

di Elena Dini

A vederla, Asma Uddin dà l’impressione di essere quello che in effetti è: una giovane donna piena di energie e creatività. E’ la fondatrice e direttrice del sito http://www.altmuslimah.com oltre ad essere un avvocato impegnato nelle cause di libertà religiosa con il Becket Fund for Religious Freedom. Che sia attraverso i media o attraverso gli strumenti legali, Asma lavora per diffondere una nuova immagine dei musulmani americani.

Come è cominciata l’avventura di Altmuslimah e che tematiche affrontate sul vostro sito?

Altmuslimah nasce con l’idea di trattare questioni di attualità legate alle relazioni uomo-donna anche all’interno delle comunità locali. Il tema dell’uguaglianza fra i sessi e le aspettative reciproche si riflettono in vari campi della vita quotidiana come, per esempio, la crisi dei matrimoni e la crescente difficoltà per le donne musulmane di contrarre un matrimonio. Ci occupiamo anche di questioni intercomunitarie come, ad esempio, la maniera in cui la questione del genere e dell’Islam viene affrontata nei mass media. Spesso si parla di donne musulmane obbligate a portare il burqa e a vivere in condizione di poligamia ma questi sono argomenti che vengono portati avanti per giustificare azioni come la guerra in Afghanistan.

Quale diresti che è il segreto del successo di Altmuslimah?

Altmuslimah è un sito che è cresciuto molto rapidamente. Le tematiche di genere che trattiamo sono interessanti per il pubblico che si sente attratto dalla sfera della sessualità. Inoltre, abbiamo una squadra di scrittori volontari molto bravi e facciamo attenzione a scrivere pezzi corti e a curare il processo di editing di ogni articolo. Infine, direi che la parte riservata ai commenti è fondamentale: è una sezione molto attiva che mostra come la gente si confronti quotidianamente con queste tematiche e abbia voglia di parlarne. Altmuslimah è un sito dove sia musulmani che non musulmani possono incontrarsi e scambiare opinioni.

Come pubblicizzate il sito per cercare di farlo conoscere anche al di fuori dei circoli già interessati alle tematiche che trattate?

Abbiamo organizzato alcuni eventi ma credo che il sito avrebbe la stessa audience anche se non lo avessimo fatto. Siamo nel network di Altmuslim [sito internet di informazione gestito prevalentemente da musulmani residenti negli Stati Uniti, ndr] ma il nostro pubblico è differente. Abbiamo organizzato vari workshop con persone laiche e attivisti, ho personalmente parlato in alcune università e organizzazioni e questi tipi di incontri aiutano a creare nuovi contatti e a far conoscere Altmuslimah.

Quante persone lavorano ad Altmuslimah?

Tutti i redattori sono volontari e lavorano con dedizione per il sito. Sono 15 donne e un uomo. Siamo interessati a quello che pensa ognuno di loro e ci aspettiamo che assumano piano a piano un ruolo di leadership sempre più importante. Abbiamo anche delle persone che contribuiscono al sito che non sono musulmane.

Senti che il vostro lavoro contribuisce allo sviluppo della comunità musulmana?

Direi che cerchiamo di apportare il nostro contributo sia alla comunità musulmana che alla società più ampia. Varie persone mi dicono di riconoscersi nel nostro sito e che rappresenta un luogo unico di incontro per chi ha vissuto dei momenti di crisi spirituale o di difficoltà nel crescere come musulmano negli Stati Uniti.

Credi che ci sia una maniera tutta al femminile nella quale le donne musulmane possano portare il loro contributo alla società?

Credo che la nozione di devozione, di castità e modestia dia potere alle donne.
Le donne musulmane che provengono da così tanti posti differenti e che hanno vissuto tante esperienze differenti possono essere un vero e proprio ponte sia per raggiungere le altre donne nei loro paesi di origine sia per comunicare con donne di altre etnicità in nome del legame spirituale che le unisce.

Tu Asma non porti l’hijab. Questa tua scelta è stata mai criticata considerando che sei la direttrice di un sito internet islamico?

No. Crescendo ho notato come la questione dell’hijab stava diventando l’unica cosa di cui si discutesse. Notavo una crescente ipocrisia ed esagerazione quando si parlava della questione del velo e sono arrivata ad un punto di rottura. Prima di prendere la scelta di togliere il velo ho parlato con uno studioso musulmano.
Quando sei il leader di una comunità musulmana pensi che portare l’hijab possa darti più credibilità ma c’è una grande differenza nel portare il velo per Dio e nel portarlo per motivi umani.

Quali sono i progetti futuri che avete in mente per Altmuslimah?

Abbiamo in programma di rafforzare le varie sezioni sul sito che abbiamo recentemente aperto e di far entrare sempre di più nel dibattito i non musulmani creando anche altri siti paralleli per discutere delle stesse tematiche nelle altre religioni.
Speriamo di far emergere sempre di più i punti in comune fra le varie tradizioni che possono portare i giovani a essere facilmente attratti dalle discussioni.

Nella tua carriera hai lavorato su due fronti: quello legale e quello mediatico. Pensi che questi due settori possano essere collegati?

Nella mia vita lo sono stati. Cerco di lavorare strategicamente su entrambi i fronti portando spesso insieme la componente del genere e quella mediatica. La libertà religiosa di cui mi occupo nel campo legale viene spesso portata in causa quando si parla dei diritti delle donne e della loro presenza nella società.

Qual è il tuo rapporto con le comunità musulmane locali?

Non me la sono mai sentita di forzarmi per entrare a far parte di una qualche particolare comunità.
Ho cominciato però a partecipare ad un club letterario dove trattavamo temi di genere, religione, Islam e ci siamo ritrovate in 40 donne a discutere e a condividere le nostre impressioni e problemi in quella che era effettivamente una comunità. Lì ho capito che c’era necessità di discutere ancora di più di questi argomenti e, sebbene fosse stupendo poter trattare questi temi fra sole donne, ero e sono ben cosciente del fatto che non è possibile risolvere queste situazioni senza discuterne anche con gli uomini. Altmuslimah infatti non è un sito femminista, anche gli uomini partecipano soprattutto nella parte dei commenti.

(17 agosto 2010)

(Source: Minareti.it)

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